AC Bellinzona

Una vita granata - Intervista a Lalo Delcò

30 luglio 2015

Lalo Delcò, membro del comitato dell'AC Bellinzona, il colore granata ce l'ha nel sangue perché è nato e cresciuto nel piazzale dello stadio a 50 metri dal comunale in quella casa che era la sede dell'azienda di famiglia che da 125 anni è attiva nel commercio di mobili e oggi occupa 42 persone. Tifoso cromosomico quindi e da sempre vicino alla squadra tant'è che è stato presidente dal 1988 al 1990. Come è rientrato nel  giro dell'AC Bellinzona? Sono sempre stato vicino alla squadra e anche durante l'ultima crisi avevo tentato, con alcuni amici, di salvare il Bellinzona dal fallimento. L'operazione però non è riuscita e allora quando, nell'aprile del 2014, mi è  stata chiesta  la disponibilità di partecipare alla rinascita, e dopo aver conosciuto Paolo Righetti che tanto si era adoperato per salvare il salvabile,   ho accettato con entusiasmo. Perché, diciamolo chiaramente, Bellinzona  è conosciuta per i suoi castelli, per il Carnevale (sorrisino..) e per la sua squadra di calcio. Sono quindi fiero e emozionato di far parte di questo gruppo, di questo comitato di amici che sta facendo un lavoro enorme per garantire il futuro dell'AC Bellinzona. Qual è la differenza con il periodo in cui è stato presidente? Enorme: allora si trattava di una squadra di professionisti e in quel periodo abbiamo avuto la squadra più forte dopo quella che aveva vinto il campionato nel 1948. Oggi invece abbiamo ricominciato la risalita verso il calcio che conta con una squadra fatta in casa e l'inserimento di alcuni giocatori che portano quell'esperienza necessaria per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Come ha vissuto l'ultimo campionato di seconda lega? Le emozioni vissute in un campionato che è risultato estremamente competitivo sono state uniche. Ci sono stati momenti difficili come dopo la sconfitta con il Vedeggio quando ci siamo ritrovati non più padroni del nostro destino e questo non fa parte del mio carattere. Ma sono rimasto positivo ed ero sicuro che il Losone avrebbe fatto la sua onesta partita e così è stato. E grazie ai nostri meriti eravamo lì a cogliere l'occasione e a tenerci stretta la vetta della classifica fino alla fine. Credo comunque che la svolta positiva per la squadra sia venuta quando abbiamo deciso, giocatori e tutto lo staffa tecnico, di non accettare la vittoria che ci era stata data a tavolino per la partita di coppa Ticino con il Morbio e di rigiocare. Importante perché ci ha dato la consapevolezza che le difficoltà si possono superare solo affrontandole a viso aperto. Alla fine abbiamo vinto il campionato, conquistato la promozione e vinto anche la coppa Ticino in una stagione dove per tutti l'avversario da battere era il Bellinzona. E per il futuro… Continueremo sulla via tracciata con una squadra confermata nel suo insieme e con l'inserimento di alcuni elementi che potranno garantirci sia la competitività che un gioco che riesca a far divertire la gente che verrà allo stadio. Il nostro obiettivo è un campionato di seconda interregionale di vertice. Cosa si sente di dire ai tifosi? Stiamo facendo grossi sforzi per costruire una squadra che sia all'altezza delle aspettative e abbiamo quindi bisogno di tutti, soprattutto dei nostri tifosi che ci hanno sempre sostenuto in modo encomiabile. Ma il tifo deve essere rispettoso delle regole. Lo scorso campionato l'uso di fumogeni  dettato da grande passione e attaccamento alla squadra dei tifosi ultras,  ci è costato migliaia di franchi di penalità, soldi che avremmo potuto utilizzare in modo diverso. Soprattutto voglio chiedere ai tifosi, penso in particolare a quelli organizzati, che fanno un tifo che ci è invidiato dalle altre società, di non lasciarsi influenzare da elementi esterni che non vanno allo stadio per sostenere la squadra ma solo con l'intenzione di creare disordini. L'AC Bellinzona è un bene comune che merita il nostro sostegno incondizionato ma sempre nel rispetto delle regole.

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